Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Venerdi' 5 novembre concerto del grande cantautore alla sala Borelli di Boves    Torna alle categorie

Venerdi’ 5 novembre concerto del grande cantautore alla sala Borelli di Boves

Venerdi’ 5 novembre concerto del grande cantautore alla sala Borelli di Boves.

Fausto Amodei e il Cantacronache:

un’avventura politico- musicale negli anni cinquanta.

La prima idea di Cantacronache ci venne in mente perché eravamo sinceramente stufi e delusi della pessima qualità delle canzonete presentate al festival di Sanremo, della ripetitività dei loro testi (le rime amore/cuore) e della banalità delle loro musiche. Di fronte a questo panorama desolato, stavano alcuni esempi stranieri di particolare efficacia e risalto: le canzoni di Georges Brassens (1921- 1981) che imparammo presto ad ammirare e a cantare noi stessi, e quelle inserite da Bertold Brecht nell’Opera da tre soldi musicata da Kurt Weill,

Così Michele L. Straniero ricorda le motivazioni che spingono un gruppo di giovani a tentare un’esperienza controcorrente nell’Italia di fine anni ’50.

E’ il 1958, anno in cui avvengono tanti fatti: in Francia inizia il decennio gaullista, muore Pio XII e viene eletto Giovanni XXIII, Fidel Castro trionfa a Cuba, la DC di Fanfani rivince le elezioni in Italia, ma non “sfonda”, crescono i consumi, le industrie del nord assumono e milioni di meridionali arrivano alle stazioni con le valigie di cartone a cercare lavoro.

E’ anche l’anno in cui “esplode” la produzione di 45 giri. Se ne vendono dieci milioni (raddoppio rispetto all’anno precedente). Scompare il vecchio, pesante e delicato 78 giri. Nei bar compaiono i juke box, i giradischi portatili, nuovi generi musicali si rivolgono direttamente ai giovani. Modugno vince il festival di Sanremo, superando Nilla Pizzi. La TV (un unico canale) presenta i primi “urlatori” (Toni Dallara, Anna D’Amico) e fanno scandalo le prime apparizioni di Celentano.

Nell’introversa Genova alcuni amici anticonformisti si incontrano al bar e sognano di cambiare il mondo. Pochi mesi dopo, usciranno Arrivederci, Il nostro concerto (Bindi), La gatta (Paoli), Quando (Tenco). Per il più giovane De Andrè occorrerà attendere ancora qualche anno.

Amodei e il Cantacronache (1958- 1962).

Il primo maggio 1958 un furgone partecipa alla manifestazione sindacale di Torino con un altoparlante che diffonde un disco (ancora a 78 giri) con tre canzoni: Dove vola l’avvoltoio? La gelida manina e Viva la pace, mentre i testi vengono diffusi come volantini.

Due giorni dopo, nel pomeriggio del 3, il primo concerto. Si svolge all’Unione culturale di Torino, con il titolo 13 canzoni 13. Sergio Liberovici, critico musicale, è al piano, alla chitarra Fausto Amodei. Cantano gli stessi Liberovici ed Amodei con Michele L. Straniero, anche perché nessun nome noto osa imbarcarsi in una impresa che potrebbe significare la scomparsa da radio, TV, festival. Ogni canzone è accompagnata da un disegno, opera di pittori e grafici che fanno parte del gruppo. Sono presenti al concerto il direttore dell’Unione culturale, Franco Antonicelli, l’editore Giulio Einaudi, il grande poeta e saggista Franco Fortini, ma i giornali, tranne rarissime eccezioni, o non parlano dell’iniziativa o la deridono.

Inizia, comunque, un periodo di attività frenetica: Primi strumenti: una rivista e un disco sperimentale, inciso “alla garibaldina”, in un garage, trasformato in studio, con microfoni dilettanteschi. Quattro canzoni, cantate da Franca De Rienzo e scritte da Emilio Jona, Giorgio De Maria, Italo Calvino che sarà sempre interno al gruppo. Le mille copie del disco vengono vendute. Il primo numero della rivista (cento lire) contiene una sorta di manifesto programmatico sui progetti artistico- musicali- politici di Cantacronache. Scrive ancora Liberovici:

Si andò per teatri, per circoli culturali, sezioni di partito, sale da ballo, pubbliche piazze,salotti, comizi: due anni di intenso lavoro. E non ci fu avvenimento importante che non cantammo: le elezioni politiche del 1958, i fatti di Raggio del 1960, le sofisticazioni dei cibi, le ingerenze del clero, la resistenza e il conformismo di certi intellettuali, gli scioperi dei metallurgici e Tambroni, il sindaco Peyron e il bambino che morì di freddo alle Casermette di Torino.

Attivissima anche Margherita Galante Garrone (mome d’arte Margot), figlia di Carlo.

In questo spirito nasce il documentario sui fatti del luglio 1960 di Lionello Gennero, Fausto Amodei, allora militare di leva, scrive Morti di Reggio Emilia. Ancora di Amodei la Ballata della Michelin, scritta in occasione del primo sciopero della fabbrica torinese.

Non mancano canzoni tratte da vecchi motivi popolari e tradizionali, quasi a testimoniare che il canto popolare è rinato e che la memoria passa di generazione in generazione, a volte addirittura con salti.

Al primo disco si aggiungono altri lavori.  Ai canti politici (otto dischi) si aggiungono tre Cantafavole destinate ai bambini con testi di Calvino, Fortini, Gramsci, Rodari, musicate da autori significativi, due Manifesti di poesia (Majakovskij, Hikmet), due di cronaca: Firenze 1944 e No al fascismo frutto di ricerche di vecchie canzoni socialiste ed anarchiche, sino all’apertura ai temi internazionali con LP sui canti dei movimenti di liberazione e su quelli della guerra civile spagnola.

Sono proprio i due LP sulla Spagna a provocare problemi legali. Protesta la destra italiana, protesta l’ambasciata spagnola. In primo giudizio, i due autori dei dischi sono condannati a due mesi di carcere. In appello vengono, quindi, assolti.

L’ultimo opera, nel 1962, è Le canzoni della cattiva coscienza, colmo di riferimenti filosofici, centrato sulla critica ad aspetti negativi della cultura di massa e alla distruzione, musicale, storica, psicologica, della canzone di consumo (gastronomica). Scrive la prefazione Umberto Eco, con parole che sarebbe interessante, oggi, applicare alla TV spazzatura e a tante forme di alienazione di massa.

L’esperienza ha termine nel 1962 quando si rompe il rapporto con le edizioni musicali Italia canta che avevano sostenuto l’iniziativa. Straniero e Amodei continuano il loro impegno con il Nuovo canzoniere italiano fondato a Milano da Gianni Bosio e Roberto Leydi, attentissimo nella ricerca della tradizione popolare, spesso anche esterna rispetto alle organizzazioni ufficiali del movimento operaio.

L’incontro con Fausto Amodei servirà a ricordare questa stagione, ma anche le canzoni popolari almeno da fine ottocento, in un percorso che l’autore continua sino alla situazione di oggi. E’ importante in una fase in cui l’interesse per questo tema sembra tornare, come testimoniano i tanti libri recentemente pubblicati o l’inaspettato successo de Il fischio del vapore di Francesco De Gregori e Giovanna Marini.

Un appuntamento, quindi, unico e da non perdere, non solo per i “nostalgici”, ma soprattutto per i giovani.

Sergio Dalmasso

Per i morti di Reggio Emilia (1960). Testo e musica di Fausto Amodei

Compagno cittadino, fratello partigiano/ teniamoci per mano/ in questi giorni tristi/ di nuovo a Reggio Emilia/ di nuovo là in Sicilia/ son morti dei compagni per mano dei fascisti/ di nuovo come un tempo, sopra l’Italia intera/”Fischia il vento e urla la bufera”.

A 19 anni è morto Ovidio Franchi/ per quelli che son stanchi/ o sono ancora incerti/ Lauro Farioli è morto/ per riparare al torto/ di chi si è già scordato di Duccio Galimberti/. Son morti sui vent’anni, per il nostro domani:/son morti come vecchi partigiani.

Marino Serri è morto, è morto Afro Tondelli/ ma gli occhi dei fratelli/ si son tenuti asciutti: compagni sia ben chiaro/ che questo sangue amaro/ versato a Reggio Emilia è sangue di noi tutti/ Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi/come fu quello dei fratelli Cervi.

Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso/ è sempre quello stesso/ che fu con noi in montagna/ ed il nemico attuale/ è sempre ancora eguale/ a quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna/ uguale è la canzone che abbiamo da cantare:/”Scarpe rotte eppur bisogna andare”.

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli/ e voi Marino Serri/Reverberi e Ferioli/ dovremo tutti quanti/ aver d’ora in avanti/ voi altri al nostro fianco per non sentirci soli./ Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa/fuori a cantar con noi: “Bandiera rossa”.